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Il peso della tradizione

by Bee
17/04/2019
in Non solo particole

In Giappone ogni aspetto della vita pubblica e privata può essere accompagnato da un rituale, dato che letteralmente qualsiasi cosa – animata o inanimata che sia, dai fagioli secchi fino alle montagne – può essere legata a un kami (le divinità dello shintoismo, la religione politeistica nipponica).

due lottatori e un monaco durante i riti inziali

L’arte e lo sport non fanno eccezione, infatti anche le competizioni di sumo, la lotta tradizionale giapponese, sono preceduti e seguiti da complessi rituali. Prima di ogni incontro i lottatori eseguono una complessa serie di movimenti mentre i monaci purificano il dohyō (la pedana su cui si combatte) con manciate di sale sacro. 

Al centro della pedana, che è ricoperta di terra, viene fatto un buco poi riempito con noci, alghe, calamari disseccati e saké. Quando il buco viene richiuso si ritiene che uno spirito sia imprigionato all’interno. 

Una volta che il ring diventa luogo sacro, adatto a contenere il sacro combattimento, non si può più “sporcarlo” o si indispettiscono i kami e si rischia la loro vendetta.

Se durante l’incontro i lottatori sanguinano, i monaci si affrettano a spargere altro sale per farlo tornare puro.

Ecco perché a Maizuru, città della prefettura di Kyōto, alcune donne non hanno potuto aiutare il loro sindaco che rischiava di soffocare.

L’uomo, finché presentava l’incontro di sumo in procinto di iniziare, ha avuto un malore e si è accasciato all’interno del dohyō. I presenti si sono subito precipitati per soccorrerlo, ma le donne sono state bruscamente fermate con un annuncio dagli altoparlanti e allontanate in fretta dagli agenti di sicurezza.

Infatti in quanto donne, in quanto soggette all’impuro sanguinamento mensile, salendo sulla pedana l’avrebbero contaminata.

L’episodio, tramite un video trasmesso su numerosi canali nazionali, ha suscitato l’indignazione pubblica, tanto che il giorno seguente il presidente della Nihon Sumo Kyōkai, l’Associazione Giapponese Sumo, ha rivolto le sue scuse alle donne e le ha ringraziate per il loro aiuto. Ha detto che “in una situazione che poteva comportare un rischio mortale è stata una reazione inappropriata”.

Si affacciano all’orizzonte rosee possibilità per Fusae Ōta, governatrice della prefettura di Ōsaka dal 2000 al 2008, a cui non fu mai permesso di salire sul dohyō per consegnare ai vincitori il trofeo del Gran Torneo Primaverile di Ōsaka. Lei rimaneva nel corridoio laterale mentre un uomo procedeva alla premiazione in sua vece. Nonostante le sue annuali richieste, la Nihon Sumo Kyōkai ha sempre risposto che il suo ingresso sul ring avrebbe disonorato le antiche tradizioni. 

Forse finalmente le chiederanno scusa e la ringrazieranno per averci provato.

Tomoko Nakagawa, sindaco di Takarazuka, aprile 2018

Continuano nel frattempo le discriminazioni nei confronti di tutte le sindache incaricate di dare inizio ai tornei di sumo nelle loro amministrazioni comunali.

Per non rischiare di incorrere nell’ira divina, sono costrette a tenere i discorsi d’apertura su un palchetto appositamente posizionato di fianco al dohyō. 

Tags: discriminazionedonneritualishintoismo
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Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

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