Salman Kahn, uno dei più famosi attori di Bollywood, un beniamino della nazione con più di cento film all’attivo, da vent’anni esatti è sotto processo per l’uccisione di due antilopi cervicapra.
Nel 1998 l’attore si trovava assieme alla sua troupe nella zona del Rajasthan, per girare un film.
Kahn, non si sa se per errore o per passione venatoria, uccise due antilopi cervicapra, specie dichiarata protetta dall’Indian Wildlife Protection Act del 1972.
La comunità Bishnoi, che vive in quelle zone, presentò immediatamente una denuncia per caccia di frodo e si diede inizio al processo.
Nel 2006 Khan venne condannato a sette anni di prigione. L’Alta Corte del Rajasthan congelò la sentenza nel 2007 e lo assolse nel 2016. Nel 2017 la comunità Bishnoi presentò un’altra denuncia, questa volta per possesso di armi illegali – quelle con cui l’attore aveva ucciso le antilopi.
Quest’anno Khan è stato giudicato colpevole e costretto a pagare una multa di 10.000 rupie (circa 110 euro), nonché a essere immediatamente incarcerato. I suoi legali confidano che rimarrà in prigione soltanto qualche giorno e preparano già il ricorso.
La tenacia degli accusatori è ammirevole, il loro desiderio di giustizia è encomiabile.
Ma tutto questo livore verso Khan deriva dal fatto che l’animale è in via di estinzione, che va considerato un bene intoccabile in quanto patrimonio di tutta l’umanità?
Non esattamente.
Secondo la classificazione IUCN l’antilope cervicapra appartiene alla fascia denominata prossima alla minaccia, ovvero “specie prossima ad essere considerata a rischio, o che potrebbe diventarlo nel futuro prossimo”. Dunque una specie attualmente a basso rischio.
Però l’antilope cervicapra è considerata un animale sacro.
La comunità dei Bishnoi la venera.
E gli unici a poter cacciare e/o mangiare un’antilope cervicapra sono i brahmani, la casta sacerdotale che domina la società indiana.
Questo basta a renderla intoccabile.