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CENSURA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE AR(T)CEVIA

Una Storia di Bigottismo e Ipocrisia

by Mattia Massaro
27/03/2019
in News

Durante il Festival Internazionale d’arte “Ar[t]cevia” 2018 tra le opere d’arte esposte vi era l’immagine di una Madonna con bambino seppellito sotto ritagli di articoli. Sul quadro vi era anche una scritta: “Porca”. A quanto pare il senso era quello di creare una sorta di rebus in un mix di linguaggio verbale misto a quello iconico [Fonte: https://www.cronacheancona.it/2018/08/11/bufera-su-artcevia-rimossa-lopera-di-alt-giudicata-blasfema-da-alcuni-visitatori/118364/].

Lo scopo dell’opera era quello di accendere la discussione sulla blasfemia, reato depenalizzato ma ancora molto sentito da parte della popolazione e, soprattutto, dalle istituzioni. L’opera in questione in un primo momento venne esposta in modo da renderne difficile l’accesso, inserendola in una zona nascosta dietro una parete, con l’ingresso evidenziato da un paravento e da due barre segnaletiche a terra. Come se non bastasse, prima di voltare l’angolo per visionare l’opera al visitatore sarebbe parso di fronte un cartello ben leggibile riportante il seguente avvertimento (preceduto dalla scritta “ATTENZIONE!” in rosso): “I contenuti esposti aldilà della barra segnaletica potrebbero ledere la sensibilità di alcuni. Vi ricordiamo che siete all’interno di un ambiente che, temporaneamente, ospita eventi e fatti artistici in cui la libertà d’espressione e di pensiero non è soggetta a censura alcuna e in cui l’artista può scegliere di non sottostare a costumi o regole dettate da specifiche culturali, religiose o politiche. Se liberamente si sceglie di superare tale limite segnaletico, si sceglie di prendere atto della libera espressione artistica di un individuo“ [Fonte: http://www.centropagina.it/attualita/opera-darte-definita-blasfema-esposta-festival-artcevia/].

In seguito le lamentele della popolazione locale spinsero gli organizzatori a chiuderne completamente l’accesso, nella speranza di poterla rendere di nuovo visibile una volta passate le polemiche. Alla fine il Sindaco decise d’intervenire togliendo completamente l’opera dalla mostra: “Da oggi la Madonna esposta ad Ar[t]cevia non sarà più visibile al pubblico. La mia decisione è legata principalmente alla tutela della sensibilità religiosa di molte persone, turbate dal contenuto provocatorio dell’opera. Va detto che era esposta in uno spazio a sé della mostra, non visibile insieme alle altre opere, opportunamente segnalata dalla curatrice della mostra, l’assessore Laura Coppa. Ma questa mediazione e informazione non è bastata e come amministratore pubblico devo prendere atto delle proteste. Ora si potrà finalmente tornare a visitare senza pregiudizi Ar[t]cevia, godendone il valore estetico e sociale, uno spazio di libertà creativa che da 11 anni permette a giovani artisti di esporre senza costrizioni. Ar[t]cevia rimane una delle manifestazioni più interessanti dell’arte contemporanea italiana e non può esserne offuscato il valore dalle critiche su una sola opera di un singolo artista” [Fonte: http://www.centropagina.it/attualita/opera-darte-definita-blasfema-esposta-festival-artcevia/].

Francamente non ho le competenze né la professionalità per giudicare cosa possa essere considerato un’opera d’arte. Ciò che mi fa specie della vicenda sono altri fattori. A mio giudizio uno degli scopi principali dell’arte (nelle sue varie forme: scrittura, musica, scultura, pittura ecc.) è quello di suscitare delle reazioni, non tanto come attività fine a se stessa ma come modalità per sviluppare senso critico, approfondire e cercare di superare o mettere in discussione certi modelli di pensiero. Per mettere in luce le ipocrisie e le contraddizioni della società spesso l’arte ha usato uno stile vivace e provocatorio. Trovo assurdo, quindi, che in un Festival Internazionale d’arte i curatori della mostra abbiano sentito il bisogno di rendere difficile l’acceso all’opera in questione, addirittura avvertendo i visitatori (con un cartello) che l’opera avrebbe potuto ferire la loro sensibilità. Ancora più assurdo è poi la chiusura all’accesso, nonostante tutte le accortezze esercitate dai curatori, e la definitiva rimozione dell’opera.  Proprio per le funzioni che sono proprie dell’arte (evidenziate dallo stesso cartello di avvertenza che era stato messo prima dell’opera) la libertà di espressione e di critica devono essere tutelati. L’intera vicenda mi sembra un’espressione palese di bigottismo e ipocrisia da parte di persone che vorrebbero approcciarsi all’arte ma rimanendo nei comodi  recinti del pensiero conservatore, vorrebbero dimostrarsi liberali e aperti ma poi (non essendolo realmente) ricadono nella censura, vorrebbero realizzare iniziative atte a favorire e incrementare nella collettività la conoscenza e la valorizzazione della cultura e dell’arte ma poi preferiscono difendere LA LORO cultura e LA LORO arte.

Tags: cattolicesimocensuraChiesafondamentalismolibertà di espressione
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