La cantante siciliana Levante, nota al grande pubblico come ex giudice del talent show X Factor, si è vista negare dalla Curia di Lecce l’autorizzazione per una data del suo tour estivo, che si sarebbe dovuta tenere il 6 agosto nella piazza del Duomo.
A quanto dichiara Vincenzo Paticchio, il portavoce del vescovo Michele Seccia, il motivo è tutto nei testi dell’autrice, ritenuti “troppo irriverenti per essere cantati nella piazza simbolo della Chiesa di Lecce”.
La piazza del Duomo di Lecce, contornata dal Palazzo Vescovile, il Museo Diocesano, la Cattedrale e il seminario, è un vero e proprio simbolo della cristianità, e fino a poco tempo fa non era a disposizione per manifestazioni non liturgiche.
Il nuovo vescovo, monsignor Seccia, ha però deciso di aprirla agli eventi mondani, istituendo una commissione incaricata di valutare le richieste. Le autorizzazioni, dice Paticchio, sono rilasciate “a condizione che i contenuti delle manifestazioni ospitate siano in sintonia con i valori del luogo”.
Tra gli eventi autorizzati quest’estate figurano ad esempio il concerto di Fiorella Mannoia e del trio Il volo. Ma evidentemente, per la commissione, le canzoni di Levante non sono in sintonia con quei valori.
Quali canzoni, tra le tante?
Una sola: Gesù Cristo sono io, pubblicata nel 2017 nell’album Nel caos di stanze stupefacenti.
Una canzone che paragona la donna vittima di violenze psicologiche e sottomessa al partner a Gesù Cristo, che deve trovare in sé la forza per ignorare la voce del demonio e per risorgere a nuova vita.
Una canzone che già quando uscì suscitò polemiche, tanto che una radio nazionale si rifiutò di trasmetterla, con la motivazione che “il titolo appare troppo difficile e il testo impegnativo”.
La reazione di Levante sui social si è fatta attendere, perché l’artista ha ammesso di essere rimasta “incredula” all’arrivo della notizia e di aver voluto prendere tutto il tempo necessario per verificarne l’attendibilità.
Una volta scoperto che non era una bufala, ha ribattuto alla Curia tramite alcune storie pubblicate su Instagram (qui uno dei video).
Le sue non sono parole di rancore, ma una riflessione su una stortura che tocca l’intero paese:
«La Chiesa ci insegna ad analizzare i testi. Li leggiamo, li analizziamo, li comprendiamo, li facciamo nostri. Qui invece siamo davanti a delle persone che si sono fermate a leggere un titolo e non hanno analizzato un testo. Perché visto che si è parlato di sacralità e del fatto che io ho offeso non so quale tipo di sacralità, vorrei rispondere col fatto che io ho difeso la sacralità della donna paragonando i dolori di una donna maltrattata ai dolori di un Cristo. Quindi non c’è nessuna offesa da parte mia. Io, ragazzi, finché c’è qualcuno che mi ascolta, prendo la chitarra e vado a suonare all’angolo di una strada, e va bene così. In Salento ci suono, un posto lo trovo. Il problema non è il fatto che io debba cambiare location, il problema è che in Italia abbiamo questo genere di ostacoli. Riflettiamoci.»

Per chi volesse togliersi la curiosità, questo è il testo della canzone incriminata.