Secondo la Treccani un arruffapòpolo è un “agitatore, sobillatore, chi istiga le masse per interesse proprio o per bassi fini personali”.
Nel 1849, anno in cui fu coniato il termine, gli arruffapòpolo dovevano almeno fare la fatica di recarsi nelle piazze o nei salotti privati per istigare il loro pubblico credulone; oggi invece basta che twittino falsità a ripetizione e, dal comodo delle loro scrivanie o dei loro divani, si divertono a “vedere di nascosto l’effetto che fa”.
Purtroppo al giorno d’oggi non è raro che i peggiori arruffapòpolo d’Italia siano i ministri del Governo, coloro che dovrebbero vigilare affinché certe bassezze digitali non avvengano, che dovrebbero essere esempi di istituzionalitá e non urlatori da tastiera.
E invece li si ritrova quotidianamente sui social a postare fatti privati, opinioni personali, idiosincrasie del momento, campagne ideologiche contro questo o quel nemico, a seconda del periodo.

Di recente il senatore leghista Simone Pillon, vecchia conoscenza delle donne, degli omosessuali, dei divorziati e delle divorziate, ha scoperto che a Vergato, nel bolognese, un artista ha omaggiato il territorio con una statua rappresentante un tritone (l’Appennino), il quale circonda un fauno cornuto (il Reno) poggiato su un serpente (l’Ouroboros attorno al Montovolo) e recante un fanciullo sulle spalle (il torrente Vergatello).
Per acuta sensibilità verso i minori Pillon ha deciso che quella statua inneggia alla pedofilia e ha quindi deciso di intervenire. In forma istituzionale, presentando un esposto o chiedendo un’inchiesta? No. In forma privata, andando a parlare con il sindaco del paese e cercando di farlo ragionare sulla sventatezza dimostrata? Nemmeno.

Ha iniziato a mitragliare il web di tweet che urlavano al “satanasso”, che invocavano provvedimenti immediati, che auspicavano una colata di cemento a ricoprire saecula saeculorum la statua demoniaca.
Sono bastati quattro giorni di martellamento quotidiano e l’arruffapòpolo ha raggiunto il suo scopo: nella notte uno dei suoi 20.000 follower, forse più impressionabile o più zelante degli altri, ha messo in pratica i consigli del senatore e ha finalmente fatto “giustizia” imbrattando di letame il fauno.
Il giorno dopo, invece di un’impresa di pulizie, è giunto l’esorcista Padre David, un cavaliere della Milizia di San Michele Arcangelo. Per purificare l’empia opera non dallo sterco delle vacche ma dall’influsso del maligno.