È di qualche giorno fa la notizia della sindaca di Pozzonovo (PD) che ha deciso di togliere, per poi ricollocare, la foto del Presidente della Repubblica per appendere il crocefisso.
Episodi come questo sono purtroppo una consuetudine, basti pensare a quante volte andando in un qualsiasi luogo pubblico ci si trova di fronte il crocifisso. Viene da chiedersi il perché di tanta ostentazione, forse è “perché Dio non gli basta dentro il cuore, dentro la testa, che gli influenza tutta la vita. No. Ne hanno bisogno anche sul muro”, come dice una nostra socia dopo aver notato il crocifisso in uno studio medico pubblico.
La sindaca Lazzarini vuole mettersi al riparo dalle critiche dicendo che la sua “Non è una scelta confessionale o contro il laicismo dello Stato, è la volontà di rispettare una tradizione, un’identità e una cultura che non possono prescindere dalle loro radici cristiane e dai valori che apportano alla vita sociale pubblica”, come si legge sul mattino di Padova.

Ma come si può pensare che non sia un’offesa alla laicità dello stato? Si può davvero spogliare un simbolo religioso del suo significato principale per lasciarne un vuoto vessillo di identità e valori?
L’Uaar da sempre si batte per togliere i crocifissi dai luoghi pubblici, prima con la campagna “Scrocifiggiamo l’Italia” e più recentemente con “La fede non è uguale per tutti”, campagna rivolta in particolar modo alle scuole.
Siamo in uno stato laico, non c’è religione di stato, ognuno è libero di professare la religione che vuole e di portarne addosso il simbolo, ma in un luogo pubblico non può essere ammesso. Negli ospedali, nelle scuole, nei comuni e soprattutto nei tribunali quello che deve prevalere è l’assoluta imparzialità e laicità dello stato, per avere uno stato che faccia sentire ogni cittadino uguale.
Per saperne di più:
https://www.uaar.it/uaar/campagne/scrocifiggiamo/
https://www.uaar.it/uaar/campagne/la-fede-non-e-uguale-per-tutti/