In questo periodo di casalinghità forzata ci stiamo tutti inventando modi alternativi per fare quello che facevamo prima, anche noi di We LAIC books.
I mezzi sono semplici, ma l’intento è impegnativo: riuscire a discutere di libri senza essere tutti riuniti attorno a un tavolo. E senza un bicchiere davanti!
Possiamo provarci insieme.
Io presenterò i libri di cui avremmo parlato durante l’incontro del 10 marzo, voi dite che pensieri vi suscitano. Potete commentare sul sito o sulla pagina FB, potete parlarne tra di voi a casa, potete scriverne sul diario… ciò che conta è che teniamo viva quella voglia di farci domande che ci contraddistingue!
E se state riempiendo le giornate con delle letture che vi sembrano “in stile We LAIC books” potete a vostra volta raccontarcele. Se avete voglia di scrivere una breve recensione potete mandarci un messaggio su FB o via email a padova@uaar.it e noi la pubblicheremo sulle nostre pagine.
Potete anche scriverci prima per chiederci se quello che state leggendo è “in tema”.
E se non avete idea di come fare una recensione, basta che rispondiate a tre domande: di cosa parla il libro? Perché ciò di cui parla si avvicina alle tematiche toccate dall’Uaar? Perché vi è piaciuto o non vi è piaciuto?
Ma veniamo ai libri, o meglio alle graphic novel, di cui avremmo discusso martedì 10 marzo. Il tema della serata, se ricordate, era Ci disegnano così – le donne nel fumetto italiano.
Le tre donne di cui avremmo parlato erano
Cinzia, dall’omonimo volume di Leo Ortolani
Lucrezia, protagonista di “… e noi dove eravamo?” di Silvia Ziche
e Valentina, eroina di innumerevoli avventure di Crepax



Tre donne che sembrano non avere nulla in comune.
Invece sì: sono tutte personagge che non erano destinate a essere protagoniste, ma sono così forti che col tempo si sono guadagnate quello spazio.
Inoltre sono tutte personagge che rifiutano i ruoli a loro imposti dalla società.
Lasciate che vi spieghi perché cominciando da Cinzia, “la donna che ogni uomo vorrebbe essere”.
Cinzia nasce, in tutti i sensi, nel 1989. Si chiama Paul, fa il postino.
Appare nella terza pagina del primo volume di uno dei fumetti più famosi del panorama italiano, Rat-Man di Leo Ortolani, ed è solo una persona a caso in una delle tante battute stupide di cui è piena l’opera.

Qualche numero dopo l’autore decide di utilizzare l’idea della “lucciola della quinta strada” per creare un personaggio macchietta da inserire in scenette sessiste – stiamo parlando di molti anni fa e di un disegnatore che all’epoca, giovanissimo, utilizzava il “politicamente scorretto” solo per far ridere un pubblico da caccole e scoregge. Dà quindi vita a questa Cinzia, una trans innamorata di Rat-Man, e la fa altissima, muscolosissima, bionda platinata, con il mento alla Ridge e con un pene di 30 centimetri che tenta continuamente di inserire nell’eroe.
Però il personaggio… pardon, la personaggia, piace.

Piace così tanto ai lettori (e anche a lui) che Ortolani disegna addirittura delle storie incentrate su di lei. Sono solo delle parodie, come “Cinzia la barbara”, sono piene solo di battute sul pene, ma sono su di lei
Quando la saga di Rat-Man finisce, Ortolani si chiede cos’altro potrebbe disegnare. Nel frattempo è diventato un signore di cinquant’anni e ha scoperto che il “politicamente scorretto” è un’arma molto efficace per far riflettere le persone, quindi decide che è ora di dare a Cinzia una vita tutta sua, completamente slegata dal Ratto, dalla Città senza nome, dall’Ombra…
Ed ecco nascere questo libro, che vi giuro è un delicatissimo capolavoro.
Delicatissimo nonostante sia pieno zeppo di battute veramente cretine (e veramente esilaranti, perché non si può non ridere davanti ai cani congelati o agli alieni fissati con le sonde anali!), nonostante prenda in giro tutto e tutti, dagli omofobici fino ai movimenti LGBTQIA… SW, e nonostante i muscolacci e il mento alla Ridge siano spariti ma il pene di 30 centimetri sia ancora lì.
Cinzia è una donna – nonostante in molti si ostinino sadicamente a chiamarla Paul, lei è una donna! – che cerca disperatamente il proprio posto nel mondo. Un mondo che la considera una macchia da nascondere, da cui ripulirsi.
E mentre fa colloqui di lavoro, esami per la normalizzazione del genere, riunioni per il Pride, tentativi di salire sull’Arca di Noè… si innamora.
“Se pensate che essere transessuali sia un problema, non siete mai stati dei transessuali innamorati.”
Non vi dico DI CHI si innamora o vi tolgo il piacere di farvi qualche risata alle spalle – per rimanere in tema – degli ultracattolici (dopotutto è un libro consigliato dall’Uaar). E non vi spiego COME SI FA a sopravvivere a un diluvio universale quando non si è ciò che la Bibbia prevede.
Se vorrete leggere la sua storia, ve lo spiegherà Cinzia. Che da macchietta è diventata macchia. E che ora ci insegna a portare le macchie con fierezza.
Diteci cosa ne pensate di lei!