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I NOSTRI CORPI COME ANTICORPI

by Mattia Massaro
25/07/2020
in Libri

Titolo: I NOSTRI CORPI COME ANTICORPI
Sottotitolo: La risposta delle donne alla reazione della destra

​di Beatrice Brignone e Francesca Druetti
postfazione di Luisa Betti Dakli
con i contributi di Giulia Siviero e Claudia Torrisi

Copertina flessibile: 132 pagine
Editore: People (21 marzo 2019)
Lingua: Italiano
ISBN-13: 978-8832089172

LIBRO
Il disegno di legge Pillon si inserisce in una strategia molto larga che unisce gli ultra cattolici e la destra più estrema, rappresentati in Parlamento e al Governo dalla Lega di Salvini e Fontana. La loro è una reazione al protagonismo delle donne, all’affermazione dei movimenti femministi, alla lunga stagione di battaglie per l’autodeterminazione. La risposta delle donne, ancora una volta, non si è fatta attendere. E proseguirà, perché il mondo è loro, è nostro. E nessuno può decidere al posto nostro. Proprio nessuno.

Beatrice Brignone
Segretaria di “Possibile”, è stata deputata della XVII legislatura e membro della commissione Affari Sociali. Da sempre impegnata nel promuovere il protagonismo delle donne nel Paese e nella lotta agli stereotipi di genere e alle discriminazioni, è prima firmataria di proposte di legge sulla Tampon Tax, la parità salariale e per il contrasto alla violenza sulle donne.

Francesca Druetti
Operatrice della didattica museale, attivista, transfemminista, militante per i diritti di tutti e tutte. Impegnata con Possibile, perché lo spazio, se non c’è, bisogna prenderselo, e se è color lampone, è ancora meglio.

La mia opinione
Nello spiegare da dove prese l’ispirazione per inventare la Repubblica di Gilead descritta nel romanzo The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella), Margaret Atwood disse: «le nazioni non costruiscono mai governi totalitari su fondamenta che non esistano già». Per questo motivo, date le origini storiche puritane degli USA, l’autrice immaginò un possibile futuro in cui negli Stati Uniti si sarebbe sviluppato un regime totalitario di tipo teocratico in cui le donne ancora fertili vengono schiavizzate e obbligate ad essere fecondate tramite stupri rituali per dare figli alle coppie che si trovano ai vertici della gerarchia sociale. Si tratta solamente di un romanzo di fantasia oppure di un possibile sviluppo delle società occidentali?

Se prendiamo in mano il pamphlet “I nostri corpi come anticorpi” di Beatrice Brignone e Francesca Druetti, edito da PEOPLE, troviamo in copertina il disegno di una donna che indossa la tunica rossa e il copricapo bianco rigido delle ancelle schiave presenti nel romanzo della Atwood. I motivi di tale scelta sono due: come avvertimento verso ciò che sta succedendo in Italia (e non solo) e, al contempo, una dedica verso tutte le attiviste del movimento Non Una di Meno che provocatoriamente indossarono quell’abito presenziando nella aule consigliari dei comuni in cui vennero avanzate mozioni anti abortiste, nei cortei, nei presidi e nelle contestazioni al Senatore Pillon e al Ministro Fontana. Un’esagerazione?

Ebbene, leggendo questo libro ci si può rendere conto di come le parole della Atwood non siano da sottovalutare e di come la provocazione del movimento Non Una di Meno non sia poi così esagerata. La suddetta opera, offre una lettura veloce e dettagliata sulle proposte di modifica al diritto di famiglia, separazione e affido condiviso dei e delle minori presentate all’interno del disegno di legge 735 (meglio conosciuto come ddl Pillon) nel 2019 durante il governo Movimento 5 Stelle e Lega. Nel fare ciò le autrici ricostruiscono le origini culturali (e forse ideologiche) che hanno ispirato tale progetto, portando il lettore a fare un viaggio (orrifico) tra i movimenti politici conservatori e di destra presenti in Italia e nel mondo.

Senza entrare nel dettaglio (a tal riguardo rimando alla lettura del testo) tale progetto di legge, secondo quanto evidenziato dalle autrici, cercava di realizzare gli obiettivi che alcune sedicenti associazioni a tutela di padri separati hanno iniziato a portare avanti fin dal 2006, anno dell’introduzione dell’affido condiviso. Vale a dire, attaccare il divorzio rendendolo oneroso e complicato al punto da limitarne il ricorso e disconoscere la violenza domestica permettendo di mantenere il controllo maschile sulla famiglia. Come? Introducendo tre passaggi:

«1. mediazione familiare obbligatoria, a pagamento;
2. definizione di un piano genitoriale con tempi perfettamente paritetici, doppio domicilio e corresponsione dell’affitto da parte del coniuge che mantiene la casa familiare dell’altro coniuge.
3. mantenimento diretto, da definire nel piano genitoriale attribuendo a ciascun genitore specifici capitoli di spesa, eliminando quindi l’assegno di mantenimento, se non in casi eccezionali e per un periodo determinato, stabiliti dal giudice»[1].

Per quanto concerne, invece, l’obiettivo di disconoscere la violenza familiare venne «perseguito con l’introduzione della discussa “alienazione parentale” e dei “falsi abusi” che, in base a una teoria senza alcuna evidenza scientifica, consentirebbe l’automatico cambio di affidamento del minore sulla base di una pseudo diagnosi formulata dai Consulenti Tecnici di Ufficio (CTU) eludendo ogni valutazione giudiziaria e “inaudita altera parte”»[2]. Oltre a ciò, il ddl Pillon venne unificato ad una proposta emendativa (ddl n. 45 De Poli, Binetti, Saccone) con l’intento di modificare l’articolo 572 del Codice Penale e sostituirlo con uno nuovo i cui «[…] interventi avrebbero introdotto[3] il concetto per cui la violenza in famiglia, per essere ritenuta tale, deve essere sistematica, richiedendo quindi una continuità degli atti violenti, mentre ora è sufficiente una reiterazione delle condotte violente in un arco temporale apprezzabile. Caratteristica della violenza domestica è infatti l’alternarsi di momenti di violenza e momenti di apparente serenità […] L’introduzione del concetto di sistematicità, nei fatti, rende impossibile dichiarare la sussistenza di violenza in famiglia e, quindi, togliere l’affidamento dei figli a un genitore violento. Altra caratteristica di tale articolo è che fa rivivere il reato previsto dal Codice Rocco del 1930, finalizzato più a tutelare “l’istituzione famiglia”, che non i singoli individui che la compongono»[4]. Tale progetto di legge non allertò “solamente” avvocati, giudici, mediatori, Ong, esperti di famiglia, associazioni di tutela dei minori e centri antiviolenza ma perfino le Nazioni Unite che tramite le relatrici speciali, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, inviarono una lettera al governo italiano affermando che il testo «introdurrebbe disposizioni che potrebbero comportare una grave regressione, alimentando la disuguaglianza e la discriminazione basate sul genere, e privando le vittime di violenza domestica di importanti protezioni»[5] inoltre il decreto sarebbe entrato «in contrasto con la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia il 10 Settembre 2013 e renderebbe la mediazione obbligatoria problematica per un certo numero di motivi»[6]. Per di più «non fornisce […] alcuna indicazione su quali siano gli strumenti, modalità e procedure a disposizione del mediatore per prevenire o risolvere situazioni di violenza presente in una coppia/famiglia, sollevando preoccupazioni che tale mediatore non sarebbe necessariamente competente a gestire situazioni di pericolo reale per l’integrità fisica delle persone coinvolte»[7]. Inoltre, «sarà richiesto che il bambino, anche se vittima di violenza, veda/incontri il genitore violento o maltrattante come previsto dal testo, secondo il quale al bambino deve essere garantita una doppia genitorialità»[8]. Infine «l’articolo 14 del ddl rende impossibile per le vittime di violenza, che siano genitore o figlio, fuggire dal luogo in cui si è verificata la violenza per trovare protezione e sicurezza»[9].

Si potrebbe obbiettare: “va bene ma ora siamo nel 2020 e grazie alle proteste che ci sono state il testo di Pillon non è passato perciò tutto a posto, giusto? Perché dovrei leggere questo libro?” È a questo punto che le cose (a mio parere) si fanno più interessanti per non dire inquietanti. L’analisi di Brignone e Druetti continua facendo vedere come dietro a Pillon e al suo fallito disegno di legge vi sono delle lobby politiche reazionarie fattesi strada in Italia e all’estero. Qui si può intuire come la provocazione delle attiviste di Non Una di Meno citata all’inizio di questa recensione diventa da un certo punto di vista fondata. Iniziando da Pillon, egli stesso ha dato prova di essere portatore di un pensiero retrivo nel campo delle libertà civili. Alcuni assaggi di questo sono riportati all’inizio del libro, dove viene riportata una sua affermazione pubblicata sul giornale “La Stampa” il 13 agosto 2018: «A cambiare la legge 194 ci arriveremo: faremo come in Argentina», e nella parte introduttiva in cui Beatrice Brignone descrive quanto accadde il 31 gennaio 2019 durante una conferenza organizzata dalla Lega nella sala consiliare del primo Municipio di Roma. In tale occasione Pillon, rispondendo alle proteste di Non Una di Meno presenti in sala, sostenne che l’unica famiglia esistente è quella formata da una mamma e un papà. Tuttavia, la dimostrazione palese delle cause politiche di cui egli si fa portatore la danno i suoi sostenitori che, in quell’occasione, difesero Pillon con spintoni e urla verso le manifestanti:

«C’avete dieci amanti a testa, zoccole! Andatevene»

«Alla mia ex moglie ho fatto un culo così!»

Accusando, al contempo, le donne di essersi inventate il reato di stalking e di maltrattamento in famiglia dato che (secondo loro) il 95% delle denunce sono inventate. Non sono, quindi, i padri in difficoltà economiche (a causa della separazione) che Pillon voleva tutelare ma «uomini con la bava alla bocca che non chiedono altro se non di vendicarsi di quelle che prima consideravano le proprie donne e ora sono diventate colpevoli»[10].

Tuttavia, come ricorda il libro, il Senatore della Lega non è solo e la sua proposta di legge era (secondo le autrici) la punta di un iceberg che «in questi anni si è inoculato nella società attraverso i Family Day, le piazze delle Sentinelle in Piedi, le conferenze sempre sold out del discusso Gianfranco Amato (presidente dei Giuristi per la Vita ed ex segretario del Popolo della Famiglia), i libri di Costanza Miriano (autrice di Sposati e sii sottomessa), le crociate contro l’inesistente gender, le provocazioni dei Pro-Life nei consultori e le orribili – quanto antiscientifiche – campagne contro l’aborto che fotografano il feto abortito come piccolo bambino che “ha già i tuoi occhi”»[11]. Una fetta, ormai rilevante, del nostro paese il cui pensiero si radica nella cultura patriarcale, maschilista, cattolica e fascista che trova rappresentanza nel Parlamento italiano tramite i partiti dell’attuale destra italiana e da inter gruppi parlamentari come “Famiglia, Vita e Libertà” che portano nelle aule temi cari alle piazze del Family Day come: leggi per bloccare la trascrizione delle adozioni omogenitoriali fatte all’estero, valorizzazione del principio dell’obiezione di coscienza e contrasto all’educazione gender nelle scuole. Larga parte di queste proposte puntano il dito verso pratiche inesistenti (ad esempio, l’educazione gender) o considerate già illegali in Italia ma è solo uno specchietto per le allodole per costruire un opinione pubblica che vada contro “i soliti sospetti”, ossia, la legge 194, la libertà delle donne, i diritti LGBT, le famiglie omogenitoriali e il contesto pluriculturale, visto come minaccia antropologica all’italianità. Un insieme di sigle e movimenti che trovano una sponda nel partito della Lega Nord, ormai punto di riferimento italiano per quella destra europea ed estera che trova rappresentanza in Donald Trump, Jair Bolsonaro, Viktor Orbán e nei governi autoritari della Polonia che continuano a replicare i processi di limitazione delle libertà dei cittadini e delle cittadine sull’esempio della Russia di Vladimir Putin o della Cina. «Autoritarismi e populismi che appaiono come un’ineluttabile deriva a livello planetario con gruppi politici che cercano di sostituire la democrazia con la loro interpretazione egoistica, facendola passare come ciò che la maggioranza desidera. Questo modello attrae l’ammirazione dei populisti occidentali che, una volta in carica, hanno il vantaggio di sfruttare il potere dello Stato, ampliando la loro demagogia»[12] e in questo Matteo Salvini si inserisce come tessitore di fila per unire i gruppi sovranisti sia italiani sia europei. Non è un caso se tempo fa centinaia di associazioni ultracattoliche di nove Paesi dell’Est europeo chiesero a Thorbjørn Jagland (Segretario generale del Consiglio d’Europa) la revisione della Convenzione di Instanbul (contro cui lo stesso ddl Pillon andava) e non è un caso se a settembre 2018 «il World Congress of Families si è riunito in Moldavia coinvolgendo partiti e movimenti che difendono la “famiglia naturale” e il matrimonio indissolubile e che lottano contro l’aborto e le unioni civili»[13]. Tale Congresso venne «salutato da Salvini con un messaggio letto dal palco in cui si raccomandavano “i valori fondanti delle nostre culture” e “gli sforzi per proteggere la famiglia naturale”»[14]. Dopo sei mesi il Congresso Mondiale delle Famiglie venne riprogrammato prima delle elezioni europee di maggio 2019 a Verona «città che si presenta, per molti versi, come laboratorio in cui verificare l’efficacia di politiche di estrema destra, strettamente legate a ideali religiosi ultrareazionari»[15].

Anche se da allora il parlamento italiano ha cambiato governo passando da Movimento 5 Stelle – Lega a Movimento 5 Stelle – PD, gli obiettivi politici della destra italiana (e mondiale) non sono mutati, consapevoli di poter fare di affidamento su quel tessuto sociale italiano costituito da conservatori, bigotti e intolleranti, le “fondamenta” della Atwood riportate all’inizio. Quella parte di cittadini che vedono gli individui e i loro corpi come un qualcosa da controllare, dominare e, se necessario, schiacciare. Corpi e identità che non devono essere lasciati liberi di autodeterminarsi. Ecco allora che la provocazione di Non Una di Meno di travestirsi da ancelle serve per palesare la volontà politica delle destre di tramutare il cittadino in suddito e, forse, in schiavo. Un colpo d’occhio che costringe anche chi non conosce la trama del libro a fermarsi ed interrogarsi, l’uso del proprio corpo come anticorpo verso quei politici che per dare una parvenza di sicurezza in un mondo instabile (e acquisire potere) la barattano con i diritti umani, quelli che ci appartengono in quanto esseri umani: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza.


[1] B. Brignone, F. Druetti, I nostri corpi come anticorpi, Gallarate, People, 2019, p. 17.

[2] Ivi, pp. 17-18.

[3] Il corsivo è mio.

[4] B. Brignone, F. Druetti, I nostri corpi come anticorpi, Gallarate, People, 2019, pp. 18-19.

[5] Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/l-onu-governo-ddl-pillon-e-grave-regressione-AERTqIWG

[6] Fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/l-onu-governo-ddl-pillon-e-grave-regressione-AERTqIWG

[7] Ibidem.

[8] Ibidem.

[9] Ibidem.

[10] B. Brignone, F. Druetti, I nostri corpi come anticorpi, Gallarate, People, 2019, p. 11.

[11] Ivi, p. 53.

[12] Ivi, p. 113.

[13] B. Brignone, F. Druetti, I nostri corpi come anticorpi, Gallarate, People, 2019, p. 114.

[14] Ibidem.

[15] Ibidem.

Tags: cattolicesimoChiesadiscriminazionedisuguaglianzadivorziodonneFermiamoPillonfondamentalismolibertàcivililibrimatrimoniomoralitànoddlPillon
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