Editore: Fandango Libri
Collana: Documenti
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 18 giugno 2020
Pagine: 208 p., Brossura
ISBN-13: 978-8860446657
Autore
Simone Alliva, giornalista professionista, è nato in Calabria dove ha mosso i primi passi dentro i giornali locali. Vive a Roma dove scrive di cronaca politica e diritti civili. Autore per L’Espresso di diverse inchieste tra le quali Caccia all’Omo. Viaggio nel paese dell’omofobia. Nel 2017, per HuffPost Italia ha raccontato per primo in Italia gli orrori della persecuzione degli omosessuali in Cecenia. Oggi collabora con L’Espresso, Esquire Italia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Caccia all’omo (Fandango, 2020).
Descrizione
La prima inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia.
C’è qualcosa che pulsa nell’anima di questo paese e fa paura.
A Torino un ragazzo gay viene picchiato dai vicini di casa, è una spedizione punitiva: “Sei gay, ti uccidiamo”. Intanto la Capitale brucia: con un pugno sferrato in pieno volto muore Umberto Ranieri l’artista 53enne di origini abruzzesi, noto col nome d’arte di Nniet Brovdi. A Cagliari un gruppo di ragazzi insulta e aggredisce un 17enne e una sua amica, “frocio di merda” e giù botte. Il pestaggio viene filmato e caricato online, per divertimento. A Domodossola, una ragazza è obbligata a 15 anni ad avviare un percorso di teorie riparative: è lesbica dunque malata, per i genitori va curata. Le cronache delle aggressioni a gay, lesbiche e trans raccontano di un paese intossicato dall’odio. Soprattutto dopo le ultime elezioni politiche, quelle dell’Italia del cambiamento. Quelle del “prima gli italiani”. Con le elezioni del 4 marzo 2018 le lancette della vita civile nel nostro paese hanno cominciato a girare al contrario e non si sono più fermate: l’Italia si è consegnata nelle mani di chi prometteva di abolire le unioni civili, di cacciare il “gender” dalle scuole, di curare gli omosessuali, in ogni modo. E da allora i casi di aggressioni, minacce, bullismo sono diventati sempre più frequenti, nell’indifferenza generale. Come se il vaso di Pandora fosse stato scoperchiato. Simone Alliva ha viaggiato da Nord a Sud per raccogliere le storie di chi ha provato e prova sulla propria pelle gli effetti di un continuo incitamento all’odio, della continua negazione della propria esistenza. Un’inchiesta accurata, la prima nel suo genere, con numeri alla mano e l’analisi approfondita delle ragioni e delle conseguenze di un tale inasprimento dei toni del dibattito, che ci consegna un importante monito: si è aperta la caccia ai “diversi”, e quando le mani sono armate nessuno può considerarsi al sicuro. La prima inchiesta che indaga la violenza omotransfobica in Italia.
La mia opinione
Vi sono diversi tipi di viaggi che si possono fare nella vita, alcuni ti portano lontano e altri no, si possono fare in solitaria o in compagnia, per lavoro o semplice piacere, per conoscere altre culture o cercare l’ispirazione. Il viaggio che propone Simone Alliva appartiene ad una tipologia particolare, accompagna il lettore in giro per l’Italia non per conoscerne le varietà culinarie, geografiche o culturali di cui è pieno il paese ma per venire a contatto con delle vicende di altri connazionali, portando così il lettore a seguire un tragitto in cui mano a mano che ci si addentra si prende coscienza della presenza di un veleno che infetta anche il nostro popolo. Un itinerario attraverso una tipologia particolare di odio, l’omofobia. Una finestra e, al contempo, uno specchio sulla «vita delle persone Lgbt, su quello che è diventato il paese che ha dichiarato silenziosamente caccia aperta a fratelli e sorelle, figli e figlie»[1].
Come riporta il saggio, i casi di omotransfobia registrati in Italia nel 2016 sono stati 109, 144 nel 2017, 211 nel 2018 e nel 2019 sono arrivati a 212 con due morti. In nome di cosa?
Militante del dubbio, Alliva a seguito dell’inchiesta “Caccia all’Omo” pubblicata su L’Espresso nel 2019, continua a viaggiare per l’Italia per cercare di rispondere a questa domanda raccogliendo storie e interrogando associazioni. Da Palermo a Pordenone, l’autore scopre l’estremo bisogno di raccontare che hanno le vittime di un’aggressione: «Lo schema è sempre lo stesso. Entro in una sala e mi trovo di fronte una fila di persone. Sono gay, lesbiche, trans, genitori e amici di chi è stato aggredito negli ultimi mesi. Vogliono raccontare cosa è successo. Non cercano titoli di giornale, ribalta, non cercano pietà, cercano comprensione, ascolto»[2]. Così, l’autore ci accompagna iniziando il viaggio da Bologna, considerata da tempo un eden per gay, lesbiche e trans: «Qui è nato il Cassero, il primo centro italiano Lgbt sorto in un edificio monumentale concesso dal comune nel 1982. Sempre a Bologna, Franco Grillini, leader storico della comunità Lgbt è cresciuto, si è formato e ha mosso i primi passi in politica. La comunità trans ha portato avanti i primi esercizi di resistenza e di attivismo. Porpora Marcasciano, icona del movimento trans, da via del Pratello, continua a indicare la rotta da seguire per la “liberazione”»[3]. Da sempre città rossa, inizia anch’essa a perdere terreno di fronte ad una Lega che (anche se sconfitta alle comunali e alle ultime regionali) è stata in grado di affermarsi come avversario credibile. Durante la notte del 22 giugno, mentre ci si preparava al Bologna Pride, un gruppo di Forza Nuova si ritrova ai Giardini Margherita (il parco da dove partiva il corteo) per attaccare due striscioni: “Etero Pride” e “A chi piace il culatello? A Noi”. Le vicende omofobe di Bologna continuano raccontando le storie di un uomo eterosessuale che venne inseguito e pestato in quanto creduto dai suoi aggressori omosessuale solamente perché camminava con un amico per strada, quella di una ragazza transessuale abbordata da una coppia per avere un rapporto a tre e in seguito pestata da uno sconosciuto apparso dal nulla assieme alla coppia che l’aveva adescata, infine quella di due minorenni che aggrediscono due ragazzi fuori da un locale durante una serata Drag Queen ai quali, secondo le testimonianze degli aggrediti, si è aggiunto un terzo che mentre vedeva la rissa si è alzato decidendo di partecipare al pestaggio. Il viaggio dell’orrore continua verso altri luoghi come la Campania dove un uomo trans viene massacrato sul pianerottolo di casa con un bastone su cui stati conficcati tre chiodi mentre a Torino i vicini di casa di un ragazzo gay organizzano una spedizione punitiva e lo picchiano. Se si dovesse inserire in una cartina geografica dell’Italia una puntina da disegno su ogni città in cui si è registrato un episodio di aggressione ci si troverebbe «di fronte a un’Italia a macchia di leopardo che non rispetta la tradizionale divisione fra Nord e Sud»[4]. Il saggio, infatti, prosegue nel raccontare altre vicende verificatesi a Palermo, a Reggio Calabria, Roma, Cagliari, Milano, Verona, l’elenco sembra non finire mai.
Anche se con la presenza di qualche errore di battitura, lo stile semplice e diretto permette una lettura veloce ma non superficiale dei fatti descritti da Alliva. Nonostante siano piene di fatti cruenti, le pagine del saggio riflettono un forte senso di umanità e solidarietà verso coloro che hanno dovuto subire tali violenze. Questo libro non contiene tabelle o dati statistici ma le parole di persone la cui carne offesa da tanto odio non può che spingere a chiedersi: perché? Vi sono stati momenti in cui la violenza che traspare è tale (scusate se ora passo dalla forma impersonale a quella in prima persona) da avermi fatto provare la pelle d’oca oltre a sensazioni di paura per aver constatato i livelli d’intolleranza che possono essere sperimentati anche qui in Italia.
L’approvazione di una legge contro l’omotransfobia potrebbe, forse, aiutare a contrastare tutto quest’odio. Tuttavia, la paura dell’autore (e non solo sua) è che anche se dovesse passare «resterà sempre sotto la cenere il carbone acceso di un odio ormai sdoganato. E oltre quello, il sospetto che lo sforzo di mettere insieme le diversità, di ricavarne un popolo civile, aperto, moderno, sia naufragato nel fallimento»[5].
[1] S. Alliva, Caccia all’omo, Roma, Fandango Libri, 2019, p. 9.
[2] Ivi, p.12.
[3] Ivi, p.14.
[4] Ivi, p.11.
[5] Ivi, p.7.